LA FIGURA DELL'ARCHITETTO NEL CINEMA
Nei vari film che ho visto nel corso degli anni, in cui uno dei personaggi è un architetto, non ho potuto fare a meno di notare come questa figura non corrisponda QUASI MAI ad un eroe vincente o particolarmente positivo.
Dalla mia esperienza di cinefila, sono arrivata a constatare che sovente nei film l’ architetto (uomo) o è uno sfigato o è un marpione. Diverso è il discorso per l“architetto donna, distinzione che tra l“ altro trovo molto meno marcata per altri tipi di professione, chissà poi perché.. Provo a portare qualche esempio per spiegare il mio punto di vista sulla professione al maschile.
Amici miei
Comincio subito con una commedia dal sapore amaro, pietra miliare del cinema italiano, “Amici miei” di Mario Monicelli.
In questo film, l“architetto è il Melandri ed è interpretato dal grande Gastone Moschin.
Nonostante la pellicola sia datata (1975), secondo me la celebre scena tra Adolfo Celi nei panni del medico primario ospedaliero Sassaroli e il Melandri, incarna perfettamente il concetto della figura dell’architetto nell’immaginario collettivo.
La scena è quella in cui l’architetto, che è l’amante della moglie del medico, ne chiede la mano al marito stesso e questi risponde affermativamente, ma ponendo la seguente condizione: sua moglie poteva essere presa solo “in blocco”, ovvero completa di cane San Bernardo, due figli e governante tedesca con tanto di uniforme!
Ti invito a guardare lo spezzone della scena, ad osservare i personaggi e i loro temperamenti e la domanda è : immagineresti la stessa scena con i ruoli professionali ruoli invertiti?
Il ventre dell“ architetto
Nel 1987 uscì nelle sale “Il ventre dell’architetto”, film del blasonato Peter Greenway, che venne probabilmente visto da TUTTI gli studenti di architettura dell’epoca, me compresa. Il protagonista è un architetto statunitense, che durante un soggiorno a Roma in compagnia della moglie che è incinta, scopre di avere un cancro al pancreas: sofferenza e solitudine fino a che la storia si evolve tragicamente con il suicidio del protagonista.
In questo caso mi chiedo chissà perché sia stato scelto proprio un architetto per rappresentare tanta angoscia, e non ad esempio uno storico, un archeologo o addirittura un ingegnere...
Tutta colpa di Freud
Nel 2014 nel film di Paolo Genovese troviamo Alessandro Gassman ad impersonare un architetto cinquantenne. In questo caso il nostro eroe lavora come dipendente in un negozio di arredamento ed ha una relazione amorosa con una ragazzina diciottenne. Insomma dal punto di vista professionale niente di eclatante e affezione da giovanilismo. Naturalmente la ragazza, grazie allo spirito della sua giovane età, è l“unica a riporre futuri sogni di gloria nel professionista.
Come viene percepito l“architetto?
Qual è la percezione comune che si ha di questa figura professionale? Di certo nel nostro paese negli ultimi decenni, la strada non è stata e non è facile per chi ha scelto di svolgere questa professione, ma mi chiedo se qualche responsabilità non sia anche loro..
Di sicuro l’impatto con il mondo del lavoro è traumatico per chi a 20 anni sognava di progettare dal cucchiaio alla città e che poi si trova costretto ad affrontare una professione in cui gran parte del dispendio di energie è sprecato nel districarsi tra le maglie amministrativo- burocratiche del nostro sistema.
Purtroppo sappiamo bene che in Italia, i pezzi di carta valgono più di ogni altra cosa
Questa riflessione vuole aprire con leggerezza ed un po’ di ironia, un argomento che mi sta molto a cuore, ovvero il rapporto tra l’architetto e la sua professione.
Il progetto Spazio Concrete
Eccomi così giunta a introdurre il mio progetto Spazio Concrete, un luogo pensato per provare ad affrontare questo tema in modo propositivo, attraverso l’offerta di eventi, incontri e occasioni per fare rete. Trovandoci in piena rivoluzione digitale, proviamo a guardare e pensare a nuove strade e opportunità che si possono aprire, di cui Cam tv sicuramente ne è un esempio.
E tu cosa ne pensi?